Ci sono pochi sport così estenuanti come il ciclismo. E ci sono pochi sport che sono così fisicamente impegnativi per le donne come il ciclismo. Ecco perché è così impressionante che ci sia un fiorente e competitivo circuito di ciclismo femminile professionale.
Le migliori cicliste del mondo si possono trovare nel peloton, e competono in gare in tutto il mondo. Alcune delle gare più prestigiose del calendario femminile includono il Giro Rosa, il La Course by Le Tour de France e il Ladies Tour of Holland.
Il ciclismo è uno sport praticato sia da uomini che da donne. Ci sono però delle distinte differenze tra il ciclismo femminile e quello maschile. Le implicazioni di queste differenze possono avere molto effetto sullo sport stesso. Se hai mai visto il Tour de France, saprai che alcune persone associano questa gara agli uomini più che alle donne. Il ciclismo non riguarda solo la forza fisica, ma anche la resistenza e la forza mentale. Ci vuole un tipo speciale di persona per essere in grado di pedalare per lunghi periodi di tempo con poche pause in mezzo, il che fa sì che ci siano molte somiglianze tra ciclisti donne e uomini che li rendono entrambi atleti meravigliosi.
Ma come vivono e ci raccontano queste differenze chi il ciclismo professionista femminile lo vive tutti i giorni? Lo abbiamo chiesto a due campionesse di livello assoluto:
- Pauline Ferrand Prevot, attuale campionessa europea di XC ed in grado di portare in contemporanea le maglie iridiate su strada, cross country e ciclo cross.
- Martina Fidanza, pluri campionessa del mondo di pista e professionista su strada per il team Ceratizit – WNT.
Le differenze fra ciclismo femminile e maschile.
Sicuramente uomini e donne sono diversi dal punto di vista fisico, per cui il modo di gareggiare deve essere diverso, ma non per forza meno spettacolare, anzi! La differenza principale è nel kilometraggio, più corte per le donne, che però da subito vita a battaglie e scatti per la posizione, al contrario delle fughe e periodi morti delle ben più lunghe gare maschili. Questo è valido in tutte le discipline, dalla strada, alla MTB alla pista.
Purtroppo nonostante ciò i media, e di conseguenza anche gli sponsor e i brand, danno ancora meno importanza al ciclismo femminile, portando cosi un minor ritorno di immagine ed economico. Questa situazione sta piano piano cambiando, scontrandosi contro le “vecchie abitudini”. Pensiamo che le corse di uomini iniziarono circa nel 1921, mentre per le donne fu concesso di gareggiare senza restrizioni dagli anni 50 in poi.
Come vengono vissute queste differenze?
Sia Martina che Pauline hanno percepito tale differenza, senza però considerala un ostacolo, ma un ulteriore slancio alla propria motivazione. Questo è il vero mindset del campione, che sa trasformare un ostacolo in qualcosa di sfidante:
Vedo che la situazione sta cambiando, abbiamo avuto le nostre difficoltà, ma ci stiamo riprendendo i nostri spazi e quello che meritiamo. (Martina)
Ci sono delle differenze fra uomini e donne, devono essere riconosciute e si deve agire di conseguenze. Non bisogna fare uguali agli uomini, ma vivere il ciclismo femminile cosi come è. (Pauline)
Queste asimmetrie si sentono soprattutto nel mondo Road, meno invece nella MTB e pista. Questo per più motivi: la bici da strada è una disciplina più antica che si porta dietro un retaggio storico figlio del suo tempo e che quindi ha maggiore difficoltà a perdere la differenza di genere. La pista e la MTB sono comunità più piccole, dove le differenze vengono maggiormente livellate.
Cosa ci si aspetta per il futuro?
Il futuro del ciclismo femminile è luminoso, con il numero di donne che vanno in bicicletta che aumenta ogni anno. Il numero di donne che vanno in bicicletta è aumentato di oltre il 50%. Tuttavia, nonostante questa crescita, rimane un significativo divario di genere tra uomini e donne in termini di livelli di partecipazione. Questo divario è stato attribuito a una serie di fattori, tra cui una cultura dominata dagli uomini all'interno del ciclismo che può scoraggiare le ragazze dall'intraprendere questo sport; una mancanza di modelli di ruolo per le giovani ragazze che vogliono intraprendere il ciclismo come attività; una mancanza di conoscenza tra i genitori di sport come il ciclismo che non comportano il gioco con le biciclette; disposizioni inadeguate per i bambini che iniziano a scuola o all'asilo; strutture mal progettate per i bambini che vogliono pedalare a scopo ricreativo (ad esempio, rastrelliere per biciclette di scarsa qualità); e/o non abbastanza opportunità per le ragazze di competere contro i ragazzi in eventi locali o gare nazionali.
Il messaggio però è di speranza. Siamo pronti a riconoscere finalmente lo spazio e la fama che le atlete donne si meritano. L’introduzione della Parigi Rubaix femminile, delle classiche come Strade Bianche Women Elite e di altre competizioni sta mostrando tutto ciò.
Non vediamo l’ora che il ciclismo, sia amatoriale che professionistico, sia finalmente libero da ogni barriera e soffitto di cristallo, permettendo a tutti di godere al massimo della gioia che ci porta il pedalare.