Ultracycling e mondiale di mezzo Ironman, la rinascita di Sabrina Schillaci.

Sabrina Schillaci, è una triathleta, ultracycler, coach professionista e fondatrice del progetto Race Across Limits: imprese ciclistiche e sportive per beneficenza.

Fino ad agosto 2007 svolgeva la professione di architetto e assieme al marito aveva un negozio di mobili. Una vita tranquilla, normale come tanti ma che a causa di un incidente accorso al marito che lo ha reso tetraplegico, ha cessato di esistere. Nonostante i disperati tentativi di recuperare quanto perduto, la vita precedente non era più fattibile con una disabilità così grave, e la disperazione, il senso d’impotenza hanno condotto ad una inevitabile depressione. Condizione durata quasi cinque anni fino a che, una mattina di giugno del 2012, a Nizza, Sabrina ha avuto la fortuna di assistere alla partenza dell’Ironman di Nizza, una delle gare più dure del circuito internazionale. 

La visione di quella competizione la risveglia dallo stato catatonico, in cui era scivolata, e la convince a riprendere in mano la sua vita, a cominciare a praticare triathlon e a decidere di tagliare quel traguardo, dopo 3800mt di nuoto, 180km di bici e 42 km di corsa.

Ha inizio così una nuova vita. Fatta di tabelle di allenamento, lezioni di nuoto e tecnica di corsa. Due sessioni al giorno di cui la prima quando il sole non si era ancora levato, per poi correre a casa ad assistere al marito disabile, di cui è diventata la sua caregiver.

Le mancava però la bici da corsa e se la fece regalare per il compleanno. Una bici usata, di una taglia un po' più grande rispetto al necessario, con dei rapporti errati per un neofita, ma erano tutti convinti che dopo un mese la bici sarebbe rientrata in negozio, e assieme ad essa l’idea di partecipare ad un Ironman. Ma non avevano messo in conto che, anche se atleticamente era tutto da costruire, la tenacia, la forza di volontà e la determinazione erano sue peculiarità e praticare sport le stava risvegliando. Così imparare a pedalare fu la prima vera sfida sportiva che vinse.

A questa seguirono il primo mezzo Ironman a Pescara nel 2015, un secondo a settembre dello stesso anno, la qualifica ai Mondiali Ironman 70.3 in Australia, il primo Ironman lunga distanza e via a continuare. In poco meno di quattro anni tagliò il traguardo di una dozzina di mezzi Ironman, si qualificò per ben tre volte ai Mondiali e disputò quattro Ironman lunga distanza.

Ogni traguardo superato era un invito a continuare ma soprattutto un’iniezione di sicurezza per affrontare al meglio tutte le difficoltà che la vita con una disabilità comporta.

Nel 2018 nacque l’idea di Race Across Limits una sfida attraverso i limiti che la disabilità t’impone, ma anche la volontà di aiutare la Fondazione COME Collaboration Onlus che si occupa di neonati e bimbi disabili.  Raccogliere fondi pedalando da Besana in Brianza fino a Santiago de Compostela in 18 gg, per 2200 km, seguendo un percorso tracciato per l’occasione, accompagnata da un camper.

Il viaggio, fu l’occasione per scoprire di essere predisposta per le lunghe distanze, e dopo quella prima esperienza ci fu il giro d’Italia, 3200km in 20 gg nel 2019, e nel 2020, a causa della pandemia, l’impresa diventò una lunga staffetta che attraversò l’Italia a nome di Race Across Limits. In ottobre ci fu il periplo della Sicilia e nel 2021 dopo il giro completo della Sardegna, Sabrina si è cimentata in un’impresa più impegnativa: 5cime in 5 giorni, sormontando il Galibier, Izoard, Sestriere, Colle delle Finestre e Barre des Ecrine.

E’ ora in procinto di partire per un nuovo, piccolo viaggio, in bikepacking fino a Pescara dove ha sede la Fondazione. Un’esperienza diversa che le fornirà l’occasione di mettersi nuovamente alla prova.

Perché, come ci rivela lei stessa, il suo cassetto è pieno di sogni, che non vuole fare invecchiare, e che prevedono lo sport, la bici e la solidarietà.

Per affrontare al meglio qualsiasi impresa la sua preparazione è impegnativa e costante. Prevede due allenamenti al giorno, tutti i giorni: nuoto, corsa, potenziamento muscolare, yoga e grazie alla sua professione di mental coach approfondisce e sperimenta sul campo, le tecniche di mental training.

La preparazione ciclistica prevede sia sessioni di allenamento indoor che uscite, soprattutto su percorsi collinari e montuosi dell’alta brianza, o del Garda.

Ma le piace anche scoprire luoghi sconosciuti, assistere al levare del sole su qualche specchio d’acqua e ccondividere la fatica con qualche amica, con la stessa passione, perché nonostante ciò che si pensi, la bici è donna ed è un movimento in continua crescita.

Nei suoi stessi viaggi, ci dice, la compagnia è per la gran parte femminile. Le donne sono capaci di mettersi in gioco senza temere di dimostrare le loro fragilità e se la motivazione è aiutare gli altri, sono ancora più propense a farlo. 

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